Verso Roure sinistra orografica - primo tratto

Verso Roure sinistra orografica - primo tratto

L’itinerario verso monte percorre piazza III Alpini, via Assietta, via Savoia, per raggiungere la strada che porta alla borgata Chialme. Di qui il percorso, salendo, tocca le borgate di Prageria, Rio Agrevo, e scendendo la borgata di Brandoneugna.
Quindi si risale fino alla deviazione per Bec Dauphin, dove sarà presente un altro pannello illustrativo del tratto di sentiero che segue. 

Tutta questa parte è su strada con sfondo in asfalto, percorribile con facilità sia a piedi che in bicicletta, tenendo conto del dislivello piuttosto sensibile.
Nella porzione di percorso qui illustrata si passa a fianco del mulino comunale [A1], che un tempo, oltre ai palmenti in pietra per la macinatura del grano e di altri cereali, ospitava, al piano superiore, la scuola pubblica.
Salendo per via Assietta si incontra uno dei vari lavatoi [A2] presenti nel concentrico, dove anticamente le massaie si recavano a lavare i panni. Poco oltre, il pilone votivo dedicato alla Madonna [A3], eretto su un masso caduto in quel punto, a seguito dello scoppio della polveriera provocato dall’esercito nazista in ritirata, nella notte tra il 27 e il 28 aprile 1945.

La polveriera distava quasi 400 metri in linea d’aria e il masso sfiorò la casa alla destra del pilone senza provocare alcun danno a persone e cose.
Continuando la salita si arriva poi al campo sportivo di Perosa [A4], risalente agli anni ’30 del secolo scorso, una delle opere sociali realizzate dalla famiglia Gütermann, imprenditori tessili di cui si parla nella parte di sentiero che scende verso Pomaretto. 
Proseguendo in un tratto pianeggiante, si arriva nei pressi di un altro pilone votivo [A5], anch’esso dedicato a Maria, adiacente ad un altro lavatoio coperto.
Imboccata la strada per la borgata Chialme, si abbandona il concentrico e la salita si fa erta.

Tra castagni secolari e qualche residuo di antiche coltivazioni di vite, abbandonate da anni, si arriva alla borgata Chialme e ci troviamo di fronte ad una piccola cappella [A6] ancora una volta dedicata alla Madonna. La leggenda vuole che nel lontano 1933 la Vergine apparve su un ceppo ad una anziana donna del villaggio. In quel luogo venne edificata una prima cappella in pietra e fango, crollata in seguito al sisma del 1980 e ricostruita dagli abitanti della borgata tre anni dopo.  

Continuando la salita si fiancheggia la borgata Prageria, quindi si percorre un tratto pianeggiante e si arriva nei pressi della borgata Rio Agrevo. Prima di attraversare il ponte, sulla destra si diparte un sentiero con l’indicazione “Cascata della Pissa 15 minuti”. È una deviazione che merita di essere considerata, poiché porta ad un luogo che possiede un fascino particolare.

La cascata [A7], che si svela in tutta la sua bellezza solo raggiungendo la sua base, ha un salto di oltre 60 metri, ed è alimentata dalle acque del Rio Agrevo, che dà il nome alla borgata sottostante.

Realtà, fantasia e superstizione a volte si confondono ma di certo il luogo ha un non so che di misterioso poiché ogni anno, nel mese di maggio, guardando la cascata tra le dieci e mezzogiorno dal punto in cui sorge la cappella della borgata Chialme, si dice che si possa notare come i raggi di sole, rifratti dalle acque della cascata, creino sulle rocce un riflesso suggestivo: manco a dirlo il ritratto della Madonna!

Attraversata Rio Agrevo, si scende verso Brandoneugna e arrivati nei pressi della borgata si svolta decisamente a destra iniziando a risalire con pendenza via via più accentuata. Si giunge così alla deviazione per il Bec Dauphin, su fondo sterrato.
Qui troverete il pannello informativo  per la successiva tratta di sentiero.















Verso Roure sinistra orografica - secondo tratto

Verso Roure sinistra orografica - secondo tratto

Il sentiero del Dahu, itinerario verso monte nel comune di Perosa Argentina prosegue da qui imboccando la mulattiera che porta al Bec Dauphin e, passando per le borgate Jartousiere e Lageard, giunge al confine con il comune di Roure, in borgata Serre. Il tratto è misto, prima sterrato facile, quindi sentiero con strettoie, poi di nuovo mulattiera, poi una zona in asfalto ed infine sentiero con strettoie.

La porzione di percorso è comunque percorribile a piedi senza difficoltà e in mtb con alcuni passaggi difficili.

Prima di imboccare la mulattiera sterrata, si può compiere una breve digressione fino alla borgata Ciapella [C1], bell’esempio di architettura alpina, che si trova qualche centinaio di metri oltre, proseguendo sulla strada asfaltata. Il villaggio è ricco di storia, posto com’è su quel che era il confine tra ducato di Savoia e Delfinato fino al 1713. All’interno del nucleo abitato c’è una pietra scolpita che segnala il confine tra Perosa e Meano [C2], che fino al 1928 faceva comune a sé.

Tre le case si trova un pilone votivo dedicato a S. Giuseppe con Gesù bambino, superato il quale, in cima al villaggio ci si trova su una piazzola. Una scala sulla destra sale ai prati dove sorgono i ruderi di una antica torre risalente al medioevo, con diametro di circa 9 metri, la “touraso” [C3], inglobata con tutta la borgata nel forte di san Giovanni Evangelista.

Tornati sul sentiero del Dahu, si procede per qualche centinaio di metri fino ad incontrare il rudere di un muraglione che domina la SR 23 dall’alto della parete rocciosa. Siamo al Bec Dauphin [C4] e quelli sono i resti di quello che un tempo fu il forte di san Giovanni Evangelista, eretto nel 1597 dai duchi di Savoia come opera difensiva nell’ambito della guerra franco-savoiarda. La guerra ebbe termine nel 1601 ed il trattato di Lione, che definiva le regole per la pace, impose la distruzione della struttura.
Si prosegue poi lungo un sentiero che ha alcuni punti abbastanza ristretti, per giungere a sfiorare l’abitato di Jartousiere [C5] e si percorre la strada reale vecchia, comoda carrareccia, fino a incontrare i ruderi della casa degli eredi di Oberto Auruç [C6], personaggio che nella prima metà del XIII sec. spadroneggiò su questi territori, approfittando della scarsa attenzione data a queste terre di confine dal delfino di Francia. Oberto Auruç riuscì a creare una zona cuscinetto tra il delfinato e il ducato di Savoia imponendo il suo dominio sugli abitanti, che vessò con gabelle, imposte, pedaggi e ogni altra forma di tassa possibile.

Si torna poi su strada asfaltata e si sale verso la borgata di Lageard. Passato il pilone votivo risalente al 1880, a tra facciate, dedicate a Maria Ausiliatrice, S. Antonio abate e S. Lucia, ci si trova in un ampio spiazzo, su cui si affaccia la Chiesa dedicata al patrocinio di san Giuseppe [C7]. Eretta per volontà del Re di Francia Luigi XIV, era la prima chiesa del delfinato che i viandanti provenienti dal pinerolese incontravano nel loro cammino.
Ci si inoltra poi nell’abitato della borgata Lageard e si imbocca la porzione di percorso che porterà al confine con il comune di Roure, in borgata Serre [C8]. Il sentiero è a tratti ristretto, ma percorribile comunque con facilità. 
 













Verso Pomaretto - primo tratto

Verso Pomaretto - primo tratto

L’itinerario verso valle scende in Piazza III Alpini, attraversa la SR 23 e percorre via Don Bosco, Via re Umberto e via Roma, per immettersi in via Gütermann. In quel punto è presente il pannello illustrativo del successiva porzione di percorso.
Anche questo tratto è tutto in fondo asfaltato, percorribile facilmente sia a piedi che in bicicletta, senza particolari sforzi in quanto il dislivello è sempre negativo.
Attraversata piazza III Alpini e la SR 23, subito si incontra il monumento al Dahu [B1], scolpito nel legno di un antico cedro del Libano, pianta secolare di proprietà privata che purtroppo si è dovuta abbattere nel 2019. La scultura rappresenta il Dahu, che dall’alto troneggia sugli gnomi delle miniere, con riferimento alla leggenda che li voleva impegnati nell’estrazione dell’argento dalle gallerie scavate nel Monte Bocciarda.
Poco oltre, la piscina [B2], il bocciodromo [B3] e il Padiglione polivalente Plan de la Tour [B4].

Scendendo lungo via Don Bosco, sulla sinistra si scorge il Parco “E. Gay” [B5], parco pubblico intitolato ad Enrico Gay, partigiano caduto nella guerra di liberazione 1943-1945. Al suo interno è possibile trascorrere momenti distensivi e riposanti ai bordi del laghetto dei cigni tra varie essenze locali ed esotiche o presso le tre serre riconvertite, che ora ospitano la sede della Pro Loco, l’incubatoio ittico e la sede dell’A.N.P.I., Associazione nazionale Partigiani d’Italia, che contiene la mostra permanente dedicata alla resistenza nelle Valli Chisone e Germanasca.

Il parco era in origine (1856) di proprietà della famiglia Bolmida, che aveva impiantato fin dal 1835 una filanda per la produzione di seta reale. 
Al termine della discesa, svoltando in Via Re Umberto, ci si immerge progressivamente in quella che fino al 2011 era la zona industriale del paese. Sulla destra oltre il fiume, si vede la centrale idroelettrica [B6] che riceve le acque del Chisone captate vari chilometri più a monte, in frazione Meano, dove c’è il bacino idroelettrico, e convogliate fin nei pressi della centrale mediante una galleria scavata interamente nella roccia della lunghezza di oltre 2 km.

Proseguendo verso il concentrico, si incontra l’impianto industriale realizzato dai Bolmida a metà dell’ottocento, noto come quadrilatero, in cui si filava la moresca, residuo della seta. L’opificio passò poi di proprietà nel 1883 e venne riconvertito in cotonificio.
Da allora per oltre 130 anni diede lavoro a moltissime famiglie di Perosa, della valle ma anche a numerosissime persone provenienti dal veneto, specialmente negli anni tra le due guerre mondiali, quando questo stabilimento faceva parte del gruppo “Vallesusa”, noto come C.V.S. [B7].
Nonostante varie vicissitudini e svariati cambi di proprietà, la produzione di filato di cotone di alta qualità è proseguita fino al 2011.

Dopo aver costeggiato l’antica filanda dei Bolmida [B8], ora casa di civile abitazione, si passa a fianco di un altro parco pubblico [B9], questo intitolato a L. Tron, anch’esso partigiano, sede dell’Unione Montana dei Comuni. 
In origine il parco era di proprietà privata, della famiglia Gütermann, che nel parco aveva anche la sua residenza, la bellissima villa eretta nel 1895. 

Giunti nei pressi del palazzo Terminal, si trova il pannello indicatore  per la restante tratta del sentiero. A fianco del cancello del parco, una stele ricorda il 150esimo anniversario dell’unità d’Italia, qui celebrato con un riferimento al trasporto pubblico e al mitico “Gibuti”, il tram che per quasi un secolo ha risalito la Val Chisone da Pinerolo e proprio in questo punto aveva la stazione di fine corsa, da cui il nome del palazzo.
 















Verso Pomaretto - secondo tratto

Verso Pomaretto - secondo tratto

Il sentiero del Dahu, itinerario verso valle nel comune di Perosa Argentina prosegue da qui imboccando via Gütermann per giungere in Via Chiampo e scendere verso il ponte sul Chisone, che segna il confine con il territorio del comune di Pomaretto.
Tutto il tratto è in asfalto e percorribile senza difficoltà a piedi o in bicicletta.
 
Attraversata piazza Gütermann, dove sulla destra si trova l’ufficio postale [E1], si scende lungo la via costeggiando il muro che un tempo delimitava il parco della villa Willy, che si estendeva fino a qui. Sempre sulla destra si intravede il convitto Abegg [E2], eretto nel 1902 per ospitare le ragazze provenienti da fuori paese, principalmente dal Veneto, che trovavano lavoro presso il cotonificio. Il convitto prende il nome da Werner Abegg, proprietario del gruppo tessile noto come “Cotonificio Valle Susa” negli anni tra le due guerre mondiali.
Svoltati a sinistra, ci si trova immersi nel mondo dei Gütermann: a destra il convitto [E3], eretto nel 1911 e a sinistra due palazzine [E4] con alloggi che ospitavano gli impiegati nell’industria che lavorava i cascami di seta. 
Si svolta quindi a destra in via Chiampo, e si vede a sinistra il primo edificio costruito da un imprenditore per i suoi operai: sono le cosiddette “case nuove” [E5], risalenti al 1875, erette da Benedetto Berthelot, che aveva impiantato poco più in basso la prima pettinatura di cascami di seta a Perosa, nel 1870. 
Più in alto, oltre la SR 23 si può notare un altro gruppo di abitazioni per operai, le cosiddette “case venete” [E6], realizzate in tempi diversi nei primi anni del ‘900 dai Gütermann per ospitare le maestranze che si trasferivano a Perosa, prevalentemente dal Veneto, in cerca di lavoro. Nela roccia retrostante le abitazioni, furono scavati i rifugi antiaerei per proteggere la popolazione durante la II guerra mondiale.
Scendendo ancora, ci si trova a fianco della sede della Croce Verde [E7]. Un tempo la palazzina era sede del dopolavoro aziendale della Gütermann. Questa era una famiglia tedesca che nel 1883 aveva rilevato l’attività di Berthelot, dando impulso all’attività di riciclaggio dei cascami di seta, che si suddivide in tre fasi principali: la macerazione, che avveniva negli impianti che si trovano oltre il ponte [E10], in territorio di Pomaretto, la pettinatura, che si svolgeva nel grande fabbricato a destra della strada [E8], e filatura, che avveniva nell’alto edificio a sinistra [E9].



Verso Roure destra orografica

Verso Roure destra orografica

Il sentiero del Dahu sulla destra orografica del Chisone risale da Pomaretto, borgata Pons, rientrando nel comune di Perosa Argentina presso la borgata Gataudia, per poi scendere a Meano, nei pressi del bacino idroelettrico. Il tratto appena descritto è piuttosto impervio, percorribile a piedi con attenzione e in mtb solo da bikers esperti. 
Da qui il percorso risale verso Roure, questa volta sfruttando una traccia larga e dal fondo compatto, con dislivello minimo, per cui è adatta a passeggiate a piedi, in bicicletta e in carrozzina.

Si sale fino alla borgata Selvaggio, dove, passata l’area pic nic, si entra nel comune di Roure. È anche possibile passare sulla sinistra orografica dove si ritrova il sentiero che sale da Perosa Argentina, attraversando la SR 23 nei pressi del parco Giochi. Dal punto di intersezione si può scendere verso Perosa o salire verso Roure [D1].
La Gataudia [D2] è una delle poche borgate di Perosa Argentina poste sulla destra orografica del Chisone, cioè rivolte a nord. Appena sopra la il villaggio si possono notare i ruderi di una casaforte, anticamente sede della gastaldìa di confine. Gataudìa ha preso il nome proprio dalla presenza di un gastaldo sabaudo, che presidiava il territorio e gli ingressi delle merci e degli animali da e verso il delfinato in periodo medievale.
Da qui è possibile una deviazione rispetto al percorso del sentiero, per visitare la borgata Coutandin, dove si trovano i ruderi della casa natale di Fernandel [D3], il popolare attore famoso per aver interpretato il ruolo di Dan Camillo in numerosi film, in compagnia di Peppone/Gino Cervi.
Per arrivare ai Coutandin bisogna scendere lungo la strada sterrata fin nei pressi della borgata Passoir e di qui risalire lungo una mulattiera fino ai Coutandin.
Tornando all’itinerario del sentiero, passata Gatuadìa si scende attraverso un ripido sentiero e si arriva nei pressi del parco giochi di Meano [D4]. Poco oltre si incontra il bacino idroelettrico ora di proprietà del gruppo Ferrero tramite la SIED [D5]. Tale bacino fu realizzato tra il 1942 e il 1947 dal Cotonificio Valle Susa di Perosa Argentina, per alimentare la centrale idroelettrica posta a Pomaretto, appena oltre il ponte che divide i due comuni.
Il bacino può contenere 26.600 metri cubi di acqua; questa viene incanalata lungo una galleria scavata nella montagna, della lunghezza di 2114 metri con sezione media di 3,40 mq. Giunta a Pomaretto, l’acqua scende lungo una condotta forzata con salto di 91 m e aziona le turbine della centrale, che ha una potenza di 2400 Kw.
Superato il bacino, si continua a salire dolcemente fino ad arrivare all’area pic nic della borgata Selvaggio [D6]. Attraversata la strada asfaltata che porta alla borgata, si entra nel comune di Roure.









Questo sito utilizza cookies per offrirti un'esperienza di navigazione migliore. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l’uso dei cookies. Maggiori informazioni.